Differences

This shows you the differences between two versions of the page.

isola_delle_memorie [2008/02/12 22:36]
spartaco_poldini created
— (current)
Line 1: Line 1:
-Nel Tempio dell'isola delle Memorie [[Tharkin]] scrisse SCRIVEERE INTRO 
- 
- 
-…ancora una volta da solo; 
- 
- …ancora una volta libero. 
- 
-Io, Tharkin, sono di nuovo “The ShadeBinder”. 
- 
-Quello che loro chiamano tempo, per me non significa nulla: come se fosse possibile guardare alle due facce di una pergamena come a due superfici distinte; come se fosse possibile pensare alla nostra vita come ad una unica goccia d’acqua trascinata dalla corrente di un fiume. Che povere cose sono questi “uomini”. Orion, Deleanor, Leuconoe, Madras “il Giovane”, Eibar Lomion, Valdaran, Itto Ogami della scuola Hishikawa (si, forse anche lui) non riescono a capire che la pergamena può essere piegata, che l’acqua del fiume tornerà ad essere pioggia… che io SONO Tharkin “The Nightstalker” e non l’Uomo Glingul, l’Uomo Myosotis. 
-O forse riescono ad intravederne la possibilità. Tra tutti, uno solo di loro riesce a vedere la realtà nel suo vero aspetto di in numeri cerchi intersecantesi in un gioco impossibile. Ma ciò che la sua follia gli permette di intuire, non può essere afferrato dal suo debole intelletto. 
-Cosi io non so se questo luogo esista nella mia mente, oppure dietro gli occhi di un altro Tharkin; se le mie mani stanno veramente accarezzando il vento oppure se Hiturwen Tindöme sta ancora sognando. Ma questo, del resto non fa alcuna differenza. Che cosa e reale? La paura negli occhi di quel bambino costretto a guardare mentre i mercenari di Khadulf sgozzavano suo padre e sua madre, oppure il terrore che ho letto negli occhi di Yggash mentre soccombeva alle sue paure? Quale l’illusione? Quale il fantasma? L’onirico, il “perturbante” e più della realtà: nella “realtà”, dicono, ci viviamo e ad essa posiamo mentire. Ma a noi stessi, alla nostra angoscia, no. A quella non possiamo sottrarci. 
-È dunque a questo mio essere io che devo rendere conto di ciò che i miei occhi vedono, di ciò che le mie orecchie sentono, di ciò che i miei sensi cercano di dirmi in questo modo così inadeguato: questa musica, cosi pregnante da afferrarmi il cuore, e la stessa che Tharkin suonò la notte che uscì dalla Foresta delle Ombre. Io lo so anche se le donne della mia stirpe ricordano solo i frammenti che cantano durante le notti di luna nuova; questa musica così trasparente, così leggera e così violenta e solenne; questa musica così semplice e al contempo cosi impossibile per qualsiasi arpista; questa musica che rapisce, che fa vibrare le corde più segrete e profonde del mio animo; che mi prende per mano e mi culla mentre affonda la sua lama nella mia gola; che accompagna i miei passi leggeri sulla neve che scricchiola sotto il mio peso… 
- 
-Per i Sacri Genitori della Bambina! Come e possibile?  
-Quello che emerge dalle nebbie e il grande tempio- mausoleo di Aliador! È bellissimo! Il luogo più ricco del Regno di Tuler; centro del suo potere e della sua cultura! Nelle sue mura, nei suoi bassorilievi, nelle orbite vuote dei doccioni, delle cariatidi, delle figure corrotte e distorte condannate a reggere il peso dei capitelli, sembrano mescolarsi innumeri stili come se il tempio avesse conservato memoria delle architetture di tutti i secoli che sono scivolati sulle sue fondamenta di basalto. Sulle sue colonne di marmo. Sulle sue maestose mura di onice e di marmo; nelle ricche decorazioni in cui si abbracciano agata e turchese; negli arabeschi in legno pregiato e metallo che ornano le finestre e i balconi, si possono leggere le storie delle centinaia di generazioni che lo eressero. Si possono udire le imprecazioni, i lamenti degli eserciti sconfitti, ridotti in schiavitù e costretti ad essere lo strumento stesso della costruzione del simbolo della gloria dei loro vincitori. Si può sentire la grandezza di un popolo pulsare da ogni pietra, da ogni atomo di materia. Il Sapere racchiuso in quelle mura va al di lá di ogni immaginazione. Trascende ogni limite dell’umano intelletto. Accumulato nel corso di mille vite, tutto vi e custodito: ogni risposta, ogni domanda! 
-E su tutto, il drago verde sormontato dalla falce di Luna crescente: il Segno dei Re. All’interno del Tempio –io lo so—si trova la cripta dove il Vecchio affida al Giovane le cinque Torc, i segni del Potere: Cen, Nen, Ur, Vista e, la più potente, Vala. 
-Da quando Ulidar “il Primo” ne inizio la costruzione riponendovi la sapienza della Prima Era, non vi fu sotto il cielo luogo più ricco, potente e sacro fino a … 
- 
-No, non e possibile! 
- 
-Il tempio non può essere completato finche esistono intelligenza, scienza, cultura e sapere. E poi… Il tempio non può esistere!  
- 
-Non più! 
- 
-Quando le truppe di Khadulf marciarono verso Tuler e Aliador e i suoi uomini si stavano preparando per la battaglia il rinnegato Gwindyur, come pegno di sudditanza al demone, ne distrusse le fondamenta, ne abbatté le mura secolari, ne devastò gli arredi e—pazzo!—diede alle fiamme le biblioteche e i laboratori. 
-Tharkin stesso vide le macerie fumanti di quello scempio blasfemo e fu con gli occhi velati dalle lacrime ed il cuore grave che si preparò a dare una delle sue vite per battere chi si era macchiato di una colpa tanto vile. 
-Cosi ora, io Tharkin, mi sento soffocare dal sangue che pulsa dietro i miei occhi, nelle mie tempie, nelle mie orecchie, come se anch’esso volesse affacciarsi su tutto ciò che, increduli, i miei occhi vedono. Attraverso le lacrime seguo me stesso avvicinarsi ai battenti chiusi di una porta sempre più grande e pesante, davanti alla quale mi dissolvo, come in un abbraccio, come un bambino abbandonato in un racconto sbiadito. 
  
isola_delle_memorie.1202852201.txt.gz · Last modified: 2009/03/13 21:09 (external edit)
CC Attribution-Noncommercial-Share Alike 3.0 Unported
www.chimeric.de Valid CSS Driven by DokuWiki do yourself a favour and use a real browser - get firefox!! Recent changes RSS feed Valid XHTML 1.0