Ricordi, Leuconoe, l'isola delle memorie?

Quel luogo rappresentò insieme l'illuminazione e la condanna. Ricordi Tharkin, Leuconoe? Ricordi Glingul? Qualcosa cambiò in quel momento, in quel luogo.

L'inizio per me è stato un attimo. Un attimo solo un poco più lungo del battito di un cuore palpitante. Ma, ecco, l'attimo, si estende: riempie lo spazio; riempie il tempo. Lo sguardo non fissa più il suo oggetto. Spazia, respira, e per un attimo abbraccia il tutto.

Dentro di sé. Fuori di sé.

E ancora una volta ripercorro una memoria. Vivida come il fuoco che straziò le carni dei settecentocinquanta adepti della scuola di Yres affinché il mondo non conoscesse i Segreti. Piacevole come l'abbraccio delle prostitute sacre di Xafred. Dolorosa come solo la memoria può esserlo. Questa memoria volli condividerla con altri, perché il suo peso troppo grande mi sembrasse più lieve. Ma oggi, Leuconoe, di coloro che l'appresero siete rimasti solo in due: tu ed Orion.

Una memoria di altri, ed al tempo stesso, intimamente mia. Una memoria a cui sono condannato. Sempre, senza posa. Affinché la mia rabbia e il mio dolore non possano mai affievolirsi. Perché mai io possa dubitare, anche solo un momento di chi io sia e chi siano coloro che vollero la distruzione del tempio di Aliador come, ere dopo, vollero lo sterminio degli “eretici di Al-Aziq”: affinché non fosse possibile neppure intravedere la vera natura dell'esistente e quella del suo riflesso. Affinché non fosse possibile ribellarsi.

Non so, non saprò mai se quel luogo esistesse veramente. Nella mia mente, oppure dietro gli occhi di un altro Tharkin. Se le mie mani stanno veramente accarezzando il vento oppure se Hiturwen Tindome sta ancora sognando. Ma questo, del resto non fa alcuna differenza. Che cosa e reale? La paura negli occhi di quel bambino costretto a guardare mentre i mercenari di Khadulf sgozzavano suo padre e sua madre, o il terrore che ho letto negli occhi di Yggash mentre soccombeva alle sue paure? Quale l’illusione? Quale il fantasma? Alla realtà possiamo mentire. Ma a noi stessi, alla nostra angoscia, no. A quella non possiamo sottrarci.

Ogni istante sufficientemente lungo mi illude l'oblio. Ma non riesco a distendere le membra nel rilassamento della quiete che esso, l’orco, il ricordo, si mostra. È lì. Entra. Mi fissa con i suoi occhi ardenti; ride; si acciglia; si fa beffe di me; mi ingiuria. Finché la mia angoscia lo secca.1)

Io so che questa mia ribellione, contro ogni naturale ordine fissato dagli dei—o chissà da chi per loro—ha un prezzo. So anche che sarà molto alto. Ma sono sempre stato cosciente sia di questo sia del fatto che non mi farò fermare se non da un avversario che i re, così come gli idioti, devono temere.

E anche a Lei non mi sottometterò.

Ora che ti ho detto cosa travaglia il mio animo, potrai ricordare il mio racconto di tanti anni fa (mi chiamavate ancora Glingul) e comprendere, dunque, la mia determinazione nel combattere questa guerra.

Ecco dunque. Io ti svelerò eventi più antichi dell'Uomo. Che hanno deciso la storia dell'Uomo e delle altre razze. Eventi che sono l'essenza dell'Uomo.

L'alba dei tempi. A questo ti devo riportare affinché tu possa capire. Nella Stagione delle Nebbie quando gli Dei calcavano ancora i piani riconciliati e le razze erano una sola. Tra i doni che gli Dei fecero alla Prima razza vi era il potere della creazione. E la prima razza lo utilizzò per creare gli embrioni di altre 7 razze

Ecco! Con puerile arroganza, gli Dei non tollerarono che un loro dono potesse essere usato per compiere un atto, la creazione, di cui erano fino ad allora stati i soli padroni.

Ecco! Si compie la frattura profonda fra gli dei ed i loro figli prediletti. La guerra fu scatenata una fredda mattina quando La Regina Zatith (figlia primogenita di Nada) fu massacrata dal primo degli dei, L’Assassino, durante una disperata missione di pace. La guerra che ne seguì non poteva essere vinta dalla prima razza e loro lo sapevano, ma fu combattuta con tutte le forze per permettere ai maghi di sviluppare gli embrioni ma soprattutto per terminare gli studi riguardanti un terribile rito che avrebbe potuto sconfiggere il Padre degli dei; si trattava di spezzare il Creato intero in 27 piani, 27 mondi che avrebbero avuto come unico fulcro, fisico e spirituale, l’Albero di Orchidee. Questo avrebbe inferto una ferita che si sperava mortale al Padre di tutti gli dei, la cui anima risiedeva nel cuore profondo del Creato.

La prevista Riconciliazione dei 27 Piani avrebbe riunito anche la coscienza spezzata del Primo Dio consentendogli così di calcare di nuovo il Creato (per questo gli dei torneranno solo durante l’Era delle Profezie) ma era previsto che a quel tempo le Razze sarebbero state pronte ad affrontare di nuovo gli dei e dare così un termine allo stallo.

Tharkin

1) una citazione veniale: Edgar Lee Masters, “Robert Fulton Tanner”, Antologia di Spoon River
documenti/3_tharkin_a_leuconoe.txt · Last modified: 2009/03/13 21:55 (external edit)
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